Nonostante una raccolta firme con migliaia di adesioni e il parere critico della comunità internazionale, l’Assistente Infermiere sta arrivando nelle corsie di strutture pubbliche e private. Gli infermieri temono questa nuova figura, un “ibrido” che, secondo i sindacati, non garantisce la sicurezza necessaria, poiché richiede una formazione più ampia per interagire con i pazienti. A esprimere tali preoccupazioni sono Antonio De Palma, Presidente di Nursing Up, e Walter De Caro, Presidente di CNAI.
Gli infermieri sono pronti a protestare contro questa figura, per la quale è arrivato il via libera in Conferenza Stato-Regioni. “Governo e Regioni hanno ignorato i pareri negativi di esperti nazionali e internazionali, inclusa la Federazione Europea degli Infermieri (Efn)”, affermano. La nuova figura, con 500 ore di formazione, potrà eseguire medicazioni, iniezioni e l’uso del sondino oro-tracheale, comportando rischi significativi. Oltre alla petizione, il 20 novembre gli infermieri scenderanno in piazza con i medici per il futuro del Servizio Sanitario Nazionale.
Le principali criticità riguardano la formazione degli Assistenti Infermieri, che potrebbe non essere sufficiente, compromettendo la qualità dell’assistenza e la sicurezza dei pazienti. Questa nuova figura, a metà tra infermiere e operatore sociosanitario, potrà operare sia nella sanità pubblica che privata. Sarà un operatore con qualifica di OSS che, dopo un ulteriore percorso formativo, diventerà assistente infermiere, collaborando con gli infermieri e svolgendo anche attività di operatore socio sanitario.
L’obiettivo è rispondere ai crescenti bisogni di salute della popolazione. Attualmente, l’Italia ha una carenza di infermieri di almeno 65.000 unità e nei prossimi dieci anni, per raggiunti limiti di età, si prevede l’uscita dalla professione di almeno il quadruplo dei professionisti rispetto al decennio precedente. L’Italia ha il minor numero di infermieri per 1.000 abitanti tra i paesi OCSE (6,4 contro una media europea di 9,5) e produce pochi laureati in infermieristica ogni 100.000 abitanti (17 contro una media di 48). Secondo i sindacati, il decreto sull’Assistente Infermiere serve anche a eludere gli attesi investimenti, mentre studi dimostrano che la mortalità si riduce del 30% quando almeno il 60% del personale assistenziale ha una formazione infermieristica specifica.
La Redazione
Source: DOTTNET