Le reti tempo-dipendenti all'interno degli ospedali, vale a dire le strutture che devono occuparsi di quei pazienti che presentano patologie per le quali le conseguenze sono condizionate dalle decisioni e dagli interventi che si mettono in atto nelle prime ore dall'insorgenza dei sintomi, presentano una grande variabilità tra le Regioni. Ciò emerge dalla terza 'Indagine nazionale sullo stato di attuazione delle reti tempo - dipendenti' dell'Agenas, presentata il 25 marzo.
L'indagine è condotta nel 2023 analizzando i risultati del monitoraggio rispetto all'anno 2022. Per quanto riguarda ad esempio la Rete Cardiologica per l'Emergenza, l'indagine rileva che la Rete "soffre in quelle zone più interne e meno servite dove la tempistica dei 90 minuti prevista dagli standard per la Ptca (Angioplastica Coronarica Percutanea Transluminale) e la relativa ricaduta in termini di mortalità sono più rilevanti".
Nel rapporto si afferma che, a livello strategico, una migliore riorganizzazione per alcune zone potrebbe essere un punto di svolta per migliorare il trend. Inoltre, si sostiene che sia nettamente da migliorare l'invio a programmi di riabilitazione specifica, dove l'organizzazione e il recupero residenziale è scarsamente diffuso sul territorio nazionale e in modo disarmonico.
Anche l'analisi delle performance della Rete ictus mostra variazioni significative tra le varie regioni e al loro interno. Queste disparità possono essere attribuite in parte al modo in cui sono organizzati i servizi sanitari, all'incompleta integrazione territorio-ospedale-territorio, e alla necessità di adeguare la governance ed i percorsi clinici per le persone colpite da ictus agli standard di cura aggiornati e basati sulle evidenze.
Infine, difformità ancora importanti sugli esiti sono registrate dall'indagine anche per la Rete di Emergenza - Urgenza.
La Redazione
Source: Sanità33