La CE richiede più sequenziamenti del genoma del Covid-19

Il Commissario alla Salute della Commissione Europea, Stella Kyriakides, ha invitato, o meglio esortato, gli Stati membri ad eseguire il sequenziamento del genoma del Sars-Cov2 con maggiore frequenza rispetto a quella attuale allo scopo di individuare rapidamente eventuali mutazioni anche molto contagiose, come la cosiddetta “variante inglese”. Oltre a quest’ultima sono state individuate anche altre varianti, la “brasiliana”, la “sudafricana” e quella “dell’Ohio” che hanno riportato dati epidemiologi molto preoccupanti in termini di contagiosità di mortalità e di capacità di sfuggire agli anticorpi (creando incertezza sull’efficacia dei vaccini anti Covid-19 su di esse).

In realtà secondo i dati dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), ogni settimana vengono rilevate circa 1,5 milioni nuove infezioni, ma la maggior parte dei paesi dell’Unione esegue il sequenziamento su meno di 150 campioni positivi a settimana, un livello assolutamente insufficiente. Il Paese UE con il più alto numero di sequenziamenti è la Danimarca, che elabora circa 1200 campioni a settimana da settembre e pubblica i risultati tre settimane dopo aver condotto il test. La maggior parte dei paesi europei, invece, impiega in media 4-5 settimane per pubblicare i risultati e non sono rari ritardi fino a 10 settimane.

 

Dino Biselli

Source: Daily Health Industry