Nel mondo gli investimenti del pharma in R&S saranno in crescita del 25% tra il 2020 e il 2026 e l’Italia potrà cercare di attrarre una quota rilevante di questi investimenti nella ricerca e sviluppo, aggiungendoli ai 1,62 miliardi di Euro investiti nel 2020.
Tali dati sono stati condivisi in occasione del secondo incontro organizzato da The European House – Ambrosetti, con il sostegno dell’Italian American Pharmaceutical Group (IAPG) e del Gruppo Europeo e Nipponico di Farmindustria (EUNIpharma). Durante questo evento è stato sottolineato come la pandemia ha accresciuto notevolmente la consapevolezza delle istituzioni italiane sull’importanza strategica del settore farmaceutico per il nostro Paese: basti pensare che gli investimenti nel pharma generano una ricaduta economica pari ad un rapporto di 1 a 3 fra risorse investite dalle aziende e valore economico totale generato.
In tale contesto si è affrontato anche il problema del sottofinanziamento cronico della spesa farmaceutica per acquisti diretti, che accresce inoltre le difficoltà di accesso per i pazienti alle terapie innovative. Inoltre, l’innovazione e la tutela brevettuale sono penalizzate dall’attuale sistema di governance della spesa farmaceutica,in particolare dal sistema del payback che impatta fortemente la spesa per acquisti diretti in cui sono presenti la quasi totalità dei farmaci innovativi e quelli coperti da brevetto.
Altro problema affrontato è quello relativo al processo di approvazione di nuovi farmaci, messi a disposizione dei pazienti italiani molto mesi dopo l’avvenuta approvazione da parte di EMA, poiché soggetti ad un doppio passaggio approvativo: una valutazione da parte di Aifa (418 giorni in media) e passaggi burocratici a livello delle regioni. L’effetto prodotto da queste lungaggini è un -19% di consumi pro-capite in Italia verso la media dei grandi paesi europei.
Per far sì che gli investimenti nella R&S farmaceutica possano essere un volano di crescita occorre anche che siano impiegati al meglio e completamente utilizzate. Infatti, tra il 2017 e il 2021 non sono stati utilizzati fondi per circa 5,5 miliardi, vale a dire un importo pari a quello richiesto alle aziende per i ripiani derivanti dal superamento del tetto di spesa per acquisti diretti.
Il finanziamento rimane purtroppo insufficiente. Nel periodo 2013-2020 la spesa farmaceutica per acquisti diretti è stata mediamente sottofinanziata di circa 1,8 mld di euro all’anno, generando payback significativi a carico delle aziende ed in particolare delle multinazionali che ne pagano circa il 95%. Nonostante il parziale ribilanciamento dei tetti di spesa del 2021, si prevede che nel 2021 mancheranno ancora circa 2 mld di euro. Questo sistema è diventato insostenibile. Se alle aziende multinazionali viene richiesto di ripianare il 95% del contributo chiesto ai privati, vengono a mancare le risorse per i nuovi investimenti e per il mantenimento di quelli esistenti. - Pasquale Frega, Presidente di EUNIPharm
Dino Biselli
Source: Daily Health Industry