Il bioprinting degli organi dedicati alla sperimentazione farmaceutica

La stampa 3d è una tecnologia che si sta evolvendo, aprendendo enormi potenzialità al di fuori dei settori industriali tradizionali dove era già in uso, ed uno dei settori dove sta incontrando nuove ed amplissime opportunità di sviluppo è in ambito sanitario e farmaceutico.

In ambito europeo è stato avviato un progetto chiamato Enlight, a cui partecipa anche l’Università di Napoli Federico II, che intende unire le nuove tecniche di bioprinting in 3D con le conoscenze della medicina rigenerativa, e che realizzerà un modello di pancreas con tutte le funzionalità dell’organo vivente su cui testare nuovi principi attivi per il diabete. 

Questo modello è prodotto utilizzando un nuovo metodo di bioprinting inventato all’UMC di Utrecht e dall’École polytechnique fédérale de Lausanne. Il modello 3D integra cellule staminali specializzate, studiate dall’ETH di Zurigo e dall’Università Federico II di Napoli. Per la sua innovatività, il progetto Enlight è finanziato con 3,6 milioni di euro per quattro anni dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea. 

Il bioprinting tradizionale consente la stampa di cellule insieme a materiali biologici strutturali e elementi funzionali per ricreare l’architettura tridimensionale dei tessuti. Tuttavia la tecnica del bioprinting tradi­zionale basata sull’additive manufacturing, cioè sulla deposizio­ne sequenziale di strati di materiale, è un processo lento che può dan­neggiare le cellule durante la fase di deposizione. Per rispondere a tali limitazioni, il progetto Enlight prevede la stampa della componente endocrina del pancreas a partire da cellule staminali capaci di differenziarsi nei diversi tipi cellulari presenti nell’organo. In pratica, l’organo 3D viene generato in pochi secondi, le cellule vengono immerse in un gel che solidifica sulla base di diverse proiezioni tomografiche che creano con la luce visibile una rappresentazione dell’oggetto.

Il prossimo passo sarà quello di collegare moduli di altri tessuti per simulare la circolazione sistemica e provare a predire il destino sul far­maco. Un bel risparmio su tempi e costi di produzione, perché impedi­rebbe lo sviluppo di farmaci destinati alla sperimentazione clinica che poi si rivelano inefficaci o inadatti per somministrazione sistemica.

 

Dino Biselli

Source: Aboutpharma