La nona edizione del Libro bianco Onda-Farmindustria: disparità di genere in salute e ricerca

Disparità di genere in ambito salute e nella ricerca scientifica: è questo il focus che caratterizza la nona edizione del Libro bianco sulla salute della donna, realizzato da Fondazione Onda con il contributo incondizionato di Farmindustria. Il documento è stato presentato ieri in Senato durante una conferenza stampa su iniziativa della senatrice Maria Domenica Castellone. Il titolo di questa edizione è 'Verso un'equità di genere nella salute e nella ricerca', ed anticipa numerosi spunti per superare le molte diseguaglianze in ottica di genere presenti nel volume.

I promotori dell’iniziativa sottolineano come sia importante applicare un approccio di genere nella ricerca e nei percorsi di cura. Questo non solo per migliorare la comprensione dei fattori determinanti la salute e la malattia, ma anche per garantire una maggiore equità di accesso alle cure e una medicina focalizzata sulle caratteristiche specifiche del paziente, contribuendo a rafforzare la centralità della persona.

Partendo da un approfondimento sull'uguaglianza di genere come obiettivo dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, il volume evidenzia come il genere sia un’importante determinante sociale di salute. Infatti, laddove non vi è uguaglianza di genere, si produce un livello significativo di disuguaglianza in termini di morbosità e mortalità tra uomini e donne.

Nel Libro Bianco si sottolinea che le donne in Italia diventano madri più tardi che in passato, con un'età media al parto sempre più alta (oggi 32,4 anni). La gravidanza non rappresenta più il momento centrale nella vita di una donna, e anzi spesso è vissuta come una limitazione alla propria realizzazione personale e professionale: disuguaglianze di genere incidono notevolmente sia sul desiderio di gravidanza sia sulla attuazione del progetto riproduttivo. 

Le donne hanno al contempo una aspettativa di vita maggiore rispetto agli uomini, ma nel sesso femminile gli anni di sopravvivenza sono caratterizzati da un carico di disabilità molto elevato. Questo, insieme all'invecchiamento della popolazione e alla diversa composizione della popolazione geriatrica (la maggior parte degli anziani è donna), richiede un cambio strutturale delle politiche sanitarie. Un approccio di genere nella pratica clinica e nella gestione terapeutica, nella formazione, nella ricerca e nella comunicazione, è utile a promuovere appropriatezza e personalizzazione delle cure con conseguenti risparmi per il Ssn.

Inoltre, la parte del Libro bianco incentrata sul gender gap nella sanità, nella ricerca scientifica e nell'innovazione digitale, evidenzia quanto ancora sia lunga e tortuosa la strada da percorrere per raggiungere un'effettiva parità. L'identificazione e caratterizzazione dei fattori determinanti le differenze di sesso/genere, invece, consentirà interventi mirati e lo sviluppo di percorsi di prevenzione, diagnosi e cura sesso e genere specifici.

Ma il gender gap risulta evidente anche al di fuori degli aspetti clinici, come ad esempio nella partecipazione femminile alla categoria medica, destinata a crescere considerando che dal 1995 le studentesse studiano Medicina in misura uguale o maggiore rispetto agli studenti maschi. Eppure, ad oggi, la presenza di donne medico è inferiore al 30% nella chirurgia. Solo l'8,3% delle donne medico riveste un incarico dirigenziale, a fronte del 20,6% dei colleghi maschi. La scarsa presenza femminile nelle posizioni apicali è il risultato di una serie di barriere - a livello individuale, interpersonale, istituzionale e comunitario - che impediscono alle donne di raggiungere l'ultimo livello superiore di leadership.

 

La Redazione

Source: PharmaKronos