Durante la pandemia di Covid-19, gli operatori sanitari hanno fatto riscorso a soluzioni di telemedicina per poter garantire, seppure in modalità remota, ai loro pazienti la necessaria assistenza medica e riabilitativa. Nella maggior parte dei casi questa "digital revolution" ha ottenuto dei riscontri molto positivi sia da parte degli operatori sanitari che dai pazienti, ma il sistema sanitario nazionale italiano, con alcune sue regole e rigidità, che mal si conciliano non solo con la straordinarietà dovuta all'emergenzada pandemia ma anche con con tecnologie di digital health già disponibili da anni sul mercato, non sembra essere pronto per gestire al meglio tale opportunità.
Per approfondire questo tema, su MioPharma Blog è stato publicato il contributo della Dottoressa Lucia Pannese, CEO di imaginary S.r.l., che, prendendo spunto dalla sua esperienza personale e dalle difficoltà che i riabilitatori e i pazienti hanno dovuto affrontare per poter continuare la loro attività riabilitativa attraverso l'utilizzo di Rehability (il prodotto di punta dell'azienda), offre un quadro d'insieme dei piccoli grandi ostacoli che oggi impediscono un impiego efficiente ed efficace della tecnologia in sanità: solo per fare qualche esempio, dal blocco alla connessione messa in atto da alcune aziende sanitarie, per un'interpretazione troppo restrittiva del GDPR, all'utilizzo di strumenti di microchat considerate non idonee (leggi whatsapp) per il trasferimento di dati sensibili e personali a causa della mancanza di alternative disponibili.
Questo significa che la tecnologia c'è, i potenziali utilizzatori sono pronti e disponibili, ma il sistema sanitario non è stato ancora in grado di adattare le proprie procedure, basate su un mondo analogico, alla futura realtà digitale.
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Dino Biselli
Source: MioPharma Blog